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Federica e il mostro - 2

Ciao, sono Federica.

Sono quella che ha deciso di prendere in mano la sua vita e salvarsi.

Sono quella che nonostante le urla della sua testa ha deciso di mangiare.

Sono quella che ha avuto paura di non farcela.

Sono quella orgogliosa di essere qui adesso! 

 

Se siete arrivati fino a qui nella lettura avete capito che un giorno ebbi più coraggio degli altri e feci qualcosa, non mi ricordo cosa fosse, ma mi ricordo il netto cambiamento nella visione delle cose.

 

"Fuori c'è la vita, qui c'è la malattia."

 

Cercavo di ripetermelo all'infinito, ma questo pensiero durava circa 2 minuti e poi veniva divorato dai sensi di colpa che iniziarono a tormentarmi più o meno fino al giorno dopo..

Andava sempre cosi.. se non dormivo la mia testa lavorava più di quanto volessi. Mi ricordo però un altro senso di colpa, quello nei confronti di mia madre, con il volto stanco e costantemente bagnato di lacrime.

Lei ancora oggi dice che non mi devo sentire in colpa per Iei, ma senza quel tormento nei suoi confronti non ce l'avrei mai fatta.

Lei è la mia mamma, ci ha messo 9 lunghi mesi a farmi nascere e a creare ogni cosa con tutto il suo impegno e davanti a lei le stavo facendo vedere che era stato tutto vano, ma così non poteva essere.

Dovevo mangiare.

Ma non dovevo fare finta, dovevo apprezzare come facevo un tempo, che se vedevo qualcosa sul tavolo e avevo un po' di languorino la mangiavo perché mi piaceva e non mi sentivo in colpa. 

Non mi ricordo se lo dissi mai a qualcuno ma un giorno lo feci.

Mia sorella mi portò dei biscotti e un pomeriggio mentre ero li che non sapevo cosa fare ne mangiai uno.

Tutti voi magari penserete "embè? È un biscotto!!"

Appunto signori E' UN BISCOTTO!!!!

Un biscotto! Vi rendete conto? Un cavolo di biscotto!

Avevo capito che non avrei dovuto secondo quel mostro, ma dai oh avevo fame.

Eh si avete capito, AVEVO FAME.

Non mi ricordo se fosse fame di vita o fame fame, ma persisteva in me questa condizione e da lì iniziai a sopprimere di più quello che si stava impadronendo di me.

Non mi ricordo nulla o meglio, poco di tutto questo e forse dovrebbe raccontarlo qualcuno che Mi è stato più vicino, ma giorno dopo giorno iniziai a porre una croce rossa sui giorni che trascorrevo lì dentro e il 5 agosto uscii.

Respirai l'aria di casa, l'odore della cucina della mamma e non quello del purè dell'ospedale, mi poggiai nel mio letto e abbracciai mia sorella a casa.

Avevo ancora un grande dolore dentro, ma avevo le lacrime sul volto dalla felicità.

Non posso ricordare tutto perché ho deciso di cancellare il più possibile dalla mia testa, ma posso dire quello che provo ora.

Perdonate il linguaggio scurrile, ma sono fottutamente orgogliosa di me.

Sono qui a scrivere che ce l'ho fatta, sono qui a testimoniare il dolore di una malattia, ma sono qui a scriverlo con il sorriso.

 

Magari provo dolore a ricordare e non Io nego, ma so che provarlo mi aiuta solo a ricordare quanto sono stata brava e quanta forza, grazie alla mia mamma, sono riuscita a tirare fuori, ma so che il merito più grande va a me!

 

Federica