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IV Convegno Nazionale Disturbi del Comportamento Alimentare “ Lo stato delle cure in Italia: esperienze familiari e professionali “

Prima Sessione:

La parola alle istituzioni. Lo stato delle cure in Italia

 

La dott.ssa  Teresa Di Fiandra,  quale rappresentante del Ministero della Salute, ha dichiarato che il suddetto Ministero, attraverso un coordinamento interregionale  di Piemonte e Emilia Romagna, dal prossimo anno certificherà i servizi e i dati sui DCA grazie a una mappatura che verrà fornita in veste ufficiale dai referenti delle singole Regioni

I risultati verranno inseriti in una piattaforma fruibile  ai cittadini.

Questo rappresenterebbe un primo passo per il reperimento dei dati, tenuto conto che la stessa richiesta avanzata da  Consulta@noi  nei mesi precedenti, ha evidenziato  scarsa collaborazione da parte dei referenti  e cure disomogenee.

 

Insieme alla dottoressa Di Fiandra sono intervenuti il Direttore Generale della ASL Regione Toscana,  che ha evidenziato la presenza tutti i livelli di cura presenti nella Regione Toscana, e il rappresentante dell’Istituto Superiore della Sanità, che ha dichiarato che deve essere assicurato un livello minimo di cura in tutte le Regioni. 

 

Il famoso codice lilla, risultato del Tavolo di lavoro specifico, coordinato dal Ministero della Salute, che si sarebbe dovuto attivare a partire dall’agosto scorso, è in realtà inesistente.

Per ora è tutto fermo, senza fondi stanziati né corsi di formazione per gli operatori del pronto soccorso è impossibile  fornire un percorso specifico in grado aiutare gli operatori sanitari ad accogliere i pazienti con problemi di nutrizione in pronto soccorso.

 

Seconda Sessione:

La parola alle Associazioni. L’accesso attuale alle cure territoriali

 

Hanno preso la parola i rappresentanti delle Associazioni  presenti nelle Isole, nel Sud, nel Centro e nel Nord Italia.

Dalle testimonianze e dai dati raccolti, è emersa una situazione allarmante soprattutto nel Sud e nelle Isole.

Nel 2009 il Ministero della Salute prevedeva la ristrutturazione della rete di tutti i servizi , territoriali e ospedalieri, pubblici e privati, al fine di garantire  una stretta integrazione e dare uniformità all’offerta di assistenza alle persone con DCA.

Ad oggi la situazione non è così come si può immaginare…..

Le eccellenze sono rare, concentrate in poche strutture che alimentano un continuo peregrinare di pazienti provenienti soprattutto dalle solite zone del Meridione e dalle Isole.

 

Secondo il Ministero della Salute per il trattamento dei disturbi alimentari ogni Regione deve dotarsi di una rete di cura basata su quattro livelli d’intervento - ambulatorio, day hospital, ricovero salvavita in ospedale e ricovero riabilitativo in residenza non ospedaliera. Un modello che  a distanza di anni solo poche regioni garantiscono (Umbria-Toscana- Emilia Romagna-Lombardia).

Nel Sud e nelle Isole la situazione è più critica, le strutture per curarsi non ci sono o non sono adeguate e i medici di base spesso non sono in grado di fornire un aiuto mirato. Molti medici non sono preparati nel modo giusto. Per quanto riguarda la formazione, quello che è stato e viene fatto è basato sulla disponibilità del singolo medico e su chi è più sensibile su questo argomento.

 

In Sardegna ci sono solo due ambulatori e in altre regioni del centro neppure quelli; i ricoveri avvengono  fuori regione (Lombardia Villa Miralago – Umbria-Todi , Toscana -Pontremoli), con liste di attesa quasi vicine all’anno…. Anche in Puglia, Calabria, Campania,  la situazione non è migliore, sul totale delle ASL interpellate, hanno  risposto solo in pochissime che hanno comunque fornito come unico livello di cura quello ambulatoriale e per i ricoveri si deve ricorrere ad altre Regioni. Il Lazio è una di quelle Regioni che sulla carta ha tutti i livelli di assistenza necessari, ma  la struttura residenziale presente sul territorio è in realtà una clinica psichiatrica in cui vengono curati disturbi psicologici di ogni tipo. La situazione del Piemonte è molto simile, a parte la realtà di Lanzo.  

Questa situazione drammatica costringe le giovani pazienti  a fare anche mille chilometri per ottenere le cure giuste. Un viaggio lungo e costoso che solo le famiglie più fortunate possono permettersi. Anche perché molte Asl fanno di tutto per non concedere le autorizzazioni necessarie alla trasferta, molto onerose per la Regione per via del costo elevato e perché sarebbe un’ammissione che il proprio sistema di cura  non funziona o non è adeguato.

 

Non tutti possono assentarsi dal lavoro o hanno i soldi per fare su e giù per l’Italia. Ci sono le spese per la benzina, quelle dei weekend fuori casa tra vitto e alloggio e, per alcuni, anche i soldi per un appartamento in affitto. La mancanza di una rete completa e distribuita sul territorio rischia inoltre di rendere vani anche i risultati ottenuti grazie alle cure extra regionali.

 

Un capitolo a parte molto doloroso rimane, purtroppo, quello legato alla situazione dei minori al di sotto dei 14 anni, che spesso vengono ricoverati nei reparti di Neuropsichiatria infantile carenti sia di personale formato che di multidisciplinarietà: sono pochissimi i centri residenziali in grado di ospitare  e curare i malati appartenenti a questa fascia di età.

 

 

Terza Sessione:

Gruppi di lavoro: ricoveri extraregionali - I D.C.A. nei L.E.A. (Livelli Essenziali di Assistenza)

 

Associazioni e operatori sono d’accordo nel chiedere l’inserimento  dei disturbi alimentari nei livelli essenziali di assistenza come categoria a se stante, scissa da quella più ampia e generica della salute mentale

Solo così ogni Regione sarà obbligata a creare un percorso di cura per i disturbi del comportamento alimentare all’interno di tutte le aziende sanitarie, rendendo possibile il trattamento della malattia in ogni luogo.

Durante tutti i livelli di cura i pazienti devono essere seguiti da un’equipe multidisciplinare formata da almeno uno psicologo, un nutrizionista e un medico. I trattamenti inoltre devono garantire terapie psicologiche individuali e familiari e, tranne che per gli ambulatori, anche la possibilità di svolgere pasti assistiti supervisionati da personale formato ad hoc.

 

Concludo nel ritenere l’attività delle Associazioni fondamentale per controllare che lo Stato e le Regioni applichino  concretamente ciò che viene stabilito per la cura dei propri cittadini. Per i DCA la battaglia è più ardua perché è ancora necessario abbattere quei pregiudizi culturali che purtroppo ancora esistono anche presso le Istituzioni.

 

 

 

Laura

 

link al verbale del Convegno